AL NTFI 2019 Paola Tortora in “Vladimiro mira il mare”
Per il Napoli
Teatro Festival Italia 2019, giovedì 20 giugno, alle ore 21, nel Cortile delle
Carrozze di Palazzo Reale l’Associazione Culturale VintuleraTeatro presenta
“Vladimiro mira il mare. Dell’ingestibile smarrimento dell’essere PARTITURA PER VOCE CORPO
CAPRA E CONTRABASSO”.
Lo spettacolo rientra nel progetto Solit’Aria –
Gestazioni sull’Incontenibile Andirivieni dell’essere pensante e inquieto e
vede in scena Paola Torta, nei panni di Vladimiro, La Capra Dea in Amaltea e
Stefano Profeta al contrabbasso.
Questa
creazione affronta il tema dello smarrimento dell’essere in rapporto con
l’Universo. Contrappunto alle odierne disattenzioni al Sé, la pièce invita ad
una particolare meditazione sulla natura dell’uomo e dei suoi eterni dilemmi.
Liberamente ispirata al saggio Hamletica di
Massimo Cacciari ed alcune Prose di
Samuel Beckett, la partitura, originale, surreale e poetica è affidata a
‘Vladimiro’, uno dei più noti “esausti” del teatro Beckettiano, incarnato
secondo una rilettura che dell’autentico conserva solo opache sfumature. Qui si
immagina che Vladimiro, rimasto solo sulla scena dell’impossibile,
paradossalmente smetta di aspettare Godot, per andarlo a cercare. Naturalmente
il vano tentativo non può che tradursi in un Sogno. Un Sogno metafisico in cui,
l’Uomo, vissuta una singolare metamorfosi che lo cala nei panni di un grottesco
clown, ordisce un ‘dialogo estremo’ con Amaltea Capra Dea, incarnazione della
sua Anima. Confrontandosi con tale creatura (in scena in carne ed ossa),
simbolo della Natura e del Divino, Vladimiro si aggira alla ricerca di nuovi paesaggi
interiori, immerso in una dimensione dilatata e atemporale tipica di un certo
teatro dell’assurdo. Così, da un susseguirsi inesauribile di
‘gestimpossibili’, come a riempire un vuoto apparentemente incolmabile, dove
anche la parola a tratti si scompone in frammenti incongrui, prende vita un
duplice interrogarsi in ‘Solit’aria’ non privo d’ironia e comicità, che
condurrà Vladimiro e l’Intero suo Essere, verso l’immemorabile che tutto
sottende!
La stessa Paola Tortora spiega da dove è nata l'idea di lavorare su
"Hamletica" di Cacciari e su alcune Prose di Beckett per realizzare
lo spettacolo: «Scoprii il saggio Hamletica di
Massimo Cacciari un pomeriggio in una libreria. Era stato appena pubblicato.
Rimasi folgorata subito, ma anche sconcertata per la coincidenza incredibile
che si era in quel momento verificata. Trattasi di un excursus filosofico da
Shakespeare per Kakfa a Beckett, ebbene io avevo appena svolto anni e anni di
studio, formazione, ricerca ed applicazione dedicati proprio a quei tre autori
ed in particolare ai testi Amleto, Il Castello, Aspettando Godot e Finale di
Partita, gli stessi testi esaminati dal Professor Cacciari nel suo saggio.
Entusiasta ed incredula, tornai a casa di corsa e scrissi al professore
immediatamente. Lui acconsentì con grande disponibilità a farmi realizzare uno
spettacolo sul suo saggio e così nacque, dopo circa due anni: Aporie del Sè
una trilogia sull’insicurezza dell’Essere da Shakespeare per Kafka a Beckett.
Debuttammo allo stabile di Torino nel gennaio 2013, eravamo cinque attori in
scena, nonostante l’enorme consenso del pubblico il progetto ebbe breve durata;
come spesso accade alle compagnie di ricerca, si fa fatica a portare avanti le
produzioni, per tanti motivi che non sto qui ad esporre. E così anni ed anni di
duro lavoro sembrava stessero per svanire nel nulla. Il gruppo si sciolse, ma
io non mi arresi e così, pur senza risorse, decisi di dar vita almeno ad un
epilogo in “Solit’Aria” di quell’immenso lavoro al quale avevo dedicato tutta
me stessa. Riparto da Aspettando Godot di Beckett perché è li che eravamo
arrivati e mi avventuro nel testo “racconti e prose brevi” dal quale
traggo tutta l’ispirazione che mi permette di creare questo bizzarro
“Vladimiro” che ha in sé tutta l’eredità di Aporie del Sé e degli scritti di
Beckett, pur essendo un personaggio del tutto inventato. Altri due anni di
lavoro e nasce la partitura per voce corpo capra e contrabbasso dal titolo “Vladimiro
mira il mare, dell’ingestibile smarrimento dell’essere”, storia di una risalita».
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